Emiliano Ricciotti

Come tanti altri comuni d'Italia, anche Ostra vide una consistente partecipazione a quel moto migratorio che, fra la fine dell'Ottocento e il primo quindicennio del Novecento, spinse centinaia di migliaia di persone a lasciare i propri paesi per cercare fortuna e una vita migliore al di là dell'oceano. In particolare , restringendo lo sguardo alla realtà locale, fra il 1901 e il 1914, su una popolazione che allora si aggirava attorno ai 7000 abitanti, quasi 900 ostrensi chiesero il passaporto per l'espatrio.

Non meraviglia quindi che anche all'interno della famiglia di Vincenzo Ricciotti, che contava otto figli, si potesse prendere in considerazione l'ipotesi di cercare fortuna in America.

Il primo ad esser coinvolto è il figlio terzogenito Emiliano , che nel 1906, appena sedicenne, presenta la richiesta di passaporto che viene inoltrata al Questore di Ancona in data 25 febbraio, accompagnata da due documenti (l'atto d'assenso del padre e una dichiarazione della persona che l'accompagna). Presenta per modo di dire, perché è evidente che dietro a tutto non poteva che esserci il padre Vincenzo, che evidentemente aveva deciso così per il figlio.

Il 13 maggio 1907 la domanda viene perfezionata in quanto non più genericamente per l'estero, ma per gli Stati Uniti d'America con destinazione Danbury (Connecticut). Lo stesso giorno viene trasmessa analoga richiesta del fratello Anselmo, che però non darà, o meglio non sarà costretto a dar seguito al proposito di emigrare e non partirà mai.

L'episodio provocò sofferenza e delusione in Emiliano che, convinto di partire assieme al fratello maggiore, si vide invece costretto ad affrontare da solo un viaggio che certo non poteva non preoccuparlo e intimorirlo. Non fu comunque del tutto una sorpresa. Già in altre occasioni si era visto poco considerato, messo più sullo stesso piano delle figlie femmine che su quello dei fratelli. Qualche anno prima, quando era ancora bambino, era stato addirittura mandato come garzone presso un contadino 1 . Il tutto aveva origine - come raccontava - dal fatto che la madre non era riuscita ad allattarlo e per questo era stato dato a balia.

Emiliano, ottenuto il passaporto, neanche un mese dopo s'imbarca a Napoli sulla nave König Albert , partita da Genova il 6 giugno 1907, e il 20 dello stesso mese arriva a New York. Nella “List or mainifest of alien passengers for the U. S. immigration officer at portal of arrival”, conservata ad Ellis Island, dove approdavano tutti gli emigranti, risulta registrato alla pagina 117, linea 12 . Da New York si trasferisce in Pennsylvania, dove passa attraverso diverse esperienze lavorative: le miniere di carbone, una fabbrica di ghiaccio e infine la costruzione di una ferrovia. Il lavoro era duro, soprattutto per lui, di costituzione non robustissima, e anche con i compagni di lavoro il rapporto era difficile. Fortunatamente era stato preso a benvolere dal suo “boss”, un uomo grande e grosso, che – così almeno raccontava – lo difendeva e proteggeva. L'esperienza non si rivelò quindi positiva, come già appare indirettamente dal fatto che in pochi mesi passò da un lavoro all'altro, e non dovette durare a lungo, probabilmente poco più di anno .

L'ipotesi di un nuovo viaggio in America non scomparve, però, del tutto. Anzi. Di lì a poco riappare infatti nelle Lista dei passeggeri della nave Barbarossa, che salpava da Genova il 14 aprile 1909 2. Ancora una volta la destinazione doveva essere Danbury, dove l'attendeva Giovanni Montesi, anche lui di Ostra. Non è da escludere, però, che in questa occasione non pensasse di poter trovare un punto d'appoggio nell'amico, vicino di casa e futuro cognato 3 , Cesare Conti, che si era trasferito in America nell'aprile del 1908 e che risiedeva a Wind Gap, Northampton, Pennsylvania . Alla sua iscrizione nell'elenco dei passeggeri, che dimostra come il proposito fosse alla fin fine avanzato e non puramente ipotetico, non seguì tuttavia l'imbarco. Il suo nome e tutta la linea con le informazioni rilasciate a terra ai funzionari della Compagnia navale, sono infatti barrati da una lunga riga nera, che attesta appunto la sua assenza sulla nave.

In famiglia comunque, viste anche le continue partenze di amici e conoscenti, la prospettiva dell'emigrazione resta sempre presente. Nel maggio del 1911 è il fratello minore Fausto a richiedere il rilascio del passaporto per l'estero, corredando la domanda con l'atto di sottomissione per l'arruolamento militare e con l'atto di assenso del padre Vincenzo. Nel novembre dello stesso anno anche Emiliano richiede il nulla osta e nel febbraio 1912, a completare la pratica includendovi tutto il nucleo famigliare, il suo passaporto viene rimesso dal Comune di Ostra al Questore d'Ancona perché “ nel medesimo vi siano compresi la moglie del Ricciotti Conti Maria di Giovanni, nata in Ostra il 2 luglio 1892 ed il figlio Ugo nato in Ostra il 2 marzo 1911”.

Fausto non andrà oltre la richiesta di passaporto, Emiliano invece si registra ancora una volta, il mese successivo, come passeggero, assieme alla moglie e al figlio, sulla nave Berlin, che sarebbe salpata da Genova il 21 marzo 1912 per giungere a New York il 2 aprile 1912 4 .

All'ultimo momento, però, la partenza viene annullata. Il viaggio non avviene e l'idea di lasciare il proprio paese svanisce per sempre. La vita di Emiliano e della sua famiglia si svilupperà tutta a Pianello, nella piccola frazione del Comune di Ostra in cui era nato e in cui ottantenne morirà.

 

1 In proposito raccontava anche una aneddoto curioso. Fra le varie incombenze doveva sorvegliare al pascolo alcune pecore e un montone, che aveva preso la pessima abitudine di caricarlo e di colpirlo. Ad un certo punto decise di farla finita, senza però incorrere nell'ira del contadino. Per questo un giorno prese due canne, fece una sorta di croce che piantò nel terreno, ai margini di un dirupo, e mise la sua giacca sulla croce. Si nascose, poi, dietro di essa e cominciò ad incitare il montone, gridandogli “Botta biro … Botta biro …” , provocandolo e spingendolo a caricare. L'animale non se lo fece ripetere due volte e partì di slancio per incornarlo, come faceva di solito. Questa volta però Emiliano all'ultimo momento si spostò e il montone travolse tutto, precipitando nel burrone e rompendosi l'osso del collo. Tornato a casa, tutto addolorato, raccontò che il montone era caduto nel dirupo e il contadino non poté fargli nulla, visto che si era trattato di un incidente imprevedibile. In questo modo riuscì a liberarsi definitivamente di quella pericolosa e fastidiosa seccatura senza subire alcuna conseguenza negativa.

2 Barbarossa, “List or manifest of alien passengers for the U. S. immigration officer at portal of arrival”, pagina 56, riga n. 10.

3 Emiliano infatti il 20 agosto 1910 sposa nella Chiesa parrocchiale di San Gregorio Magno (in Comune il matrimonio avviene il 4 settembre 1910) Maria Conti, sorella di Cesare.

4 Berlin, “List or manifest of alien passengers for the U. S. immigration officer at portal of arrival” , pagina 185, righe n. 4, 5, 6.