Il “molino reale dell'illustrissima Comunità di Ancona” del quale si servivano per la farina non solo tutti gli abitanti della città di Ancona, ma anche quelli del territorio circostante, si presentava come un edificio di grandi proporzioni: una vera costruzione fortificata con una torre nel lato verso Ancona, attorno alla quale furono poi edificati i restanti edifici, cioè l'abitazione del mugnaio e i magazzini.
Fra le varie vicende legate alla sua storia, singolare è la vertenza insorta alla metà del Settecento fra il comune di Ancona e la famiglia dei Bourbon del Monte, che aveva intentato una causa contro l‘allora affittuario del mulino, Antonio Giuseppe Morici, per i danni che i trecento e più piccioni da lui posseduti e sistemati nella “palombara”, collocata nella torre del mulino, arrecavano alle coltivazioni di granaglie dei campi vicini, posseduti in parte proprio dai del Monte.
La causa venne poi risolta dai Giudici romani della Sacra Consulta, che sulla base delle prove e delle testimonianze, assolsero il molinaro Morici, in quanto la palombara era presente da grande tempo e nessuno si era mai lamentato in precedenza e inoltre gli stessi Del Monte nelle vicinanze del molino possedevano una palombara e ne stavano edificando un'altra.
Le palombare del resto erano diffuse nella zona per allevarvi piccioni ed altri volatili, non solo a scopo alimentare, ma anche per raccogliere “utile sterco” per concimare i campi e gli orti.
Nella vicenda fra i testimoni a favore della Comunità di Ancona troviamo un appartenente alla nostra famiglia: Matteo Ricciotti 2. |