Capitava nel Settecento che tra i reati commessi della popolazione ci fosse anche quello del commercio illegale di cereali, per la cui esportazione bisognava pagare un'autorizzazione, la tratta .
Un caso che ci interessa da vicino è quello avvenuto nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile del 1773.
Informato da una soffiata il caporale delle guardie Pietro Beccherini si apposta nei pressi del mulino Santinelli, che si trovava sulla sponda sinistra dell'Esino, verso la foce, e appena si fa buio ferma otto carri carichi di 24-25 rubbi di grano.
Il capo del convoglio, Sante Principino, sostiene che è tutto regolare, che deve portare tre carri al mulino Santinelli e gli altri a quello di Ancona e mostra un documento che però è solo la ricevuta della tassa sul macinato e non della tratta , in quanto il grano viene dalle terre del marchese Pianetti di Jesi e probabilmente è destinato ad esser imbarcato.
I carrettieri vengono arrestati, mentre gli animali, i carri e la merce sono posti sotto sequestro. Invano si attende l'arrivo di altri due birocci, i cui conducenti, forse avvertiti in tempo, hanno fatto marcia indietro.
I carrettieri arrestati sono Sante Pimpini di Poiole, Pasquale Pettinari di Castelferretti, Giovanni Lolò di Maiolati abitante a Poiole, Domenico Pelosi, Antonio Maurino, Angelo Riciotti 1, Giuseppe Grattafiori e Angelo Brusco tutti di Falconara 2. |